La bellezza è certamente importante nell’attrazione tra uomo e donna ma non è tutto. Esiste una comunicazione, che gli esperti chiamano linguaggio del corpo, che studiano ormai da molti anni e con strumenti sempre più sofisticati per comprendere il comportamento umano. Il linguaggio del corpo include le micro-espressioni facciali, l’abbigliamento, la postura, le auto-manipolazioni, i gesti e le espressioni facciali più evidenti ci dice molto sul nostro interlocutore, ancor più al prof. Enzo Kermol uno dei massimi esperti in Italia di Analisi del Comportamento Emozionale del Volto e del Corpo, nonché Rettore dell’Università Popolare di Gorizia e tanto altro ancora che potrete approfondire ai link indicati. Il prof. Kermol tiene inoltre corsi in tutta Italia su FACS, BABY-FACS, MAX, BAP ed altri.
Alcuni anni or sono assieme a Giovanni Baccara impostammo uno studio sulla percezione della bellezza femminile. Argomento questo molto dibattuto in psicologia. La bellezza infatti non influenza solo gli aspetti relazionali, ma anche molti altri ambiti, per cui persone attraenti vengono valutate più abili e competenti nel lavoro o nell’apprendimento scolastico, dotate di maggiori capacità di comando e d’influenza sociale, perfino meno responsabili in caso di reato.
Gli studi scientifici sull’importanza dell’attrattiva fisica nelle relazioni interpersonali trovano impulso a partire dagli anni sessanta. Uno dei primi esperimenti condotto in questo ambito è quello di Walster (1966), che organizzò una festa per gli studenti della loro università riservandosi il diritto di formare le coppie di ballo. I ricercatori raccolsero informazioni sui risultati dei loro esami e test di personalità. Un gruppo di osservatori esterni valutò, prima del ballo, il grado di bellezza di ognuno di loro. Al termine della festa gli organizzatori chiesero ai partecipanti un giudizio sul partner assegnatogli. Dalle risposte risultò che il successo scolastico e la personalità erano del tutto irrilevanti, mentre l’aspetto fisico influiva moltissimo. I risultati dimostrarono che la bellezza gioca un ruolo fondamentale nella fase iniziale di valutazione di una persona.
La prima domanda da porsi è quale meccanismo porta a considerare un volto attraente?
Alcuni autori ipotizzano che la preferenza per il volto medio sia collegata alla familiarità, altri ritengono che esistano componenti universali, indipendenti dalla maggiore o minore familiarità. Grammer (2002) costruì il volto e il corpo medio di donne americane (bianche e nere) e giapponesi. Il campione “valutatore”, composto da americani e giapponesi, giudicò l’immagine media la più attraente tra le altre componenti. I risultati di questo esperimento portarono alla conclusione che i principi di base della percezione della bellezza devono essere considerati universali. La tecnica della media digitale (Averaging) presenta alcuni artefatti da tenere in considerazione come il fatto che la media dei pixel porta alla scomparsa di ogni imperfezione della pelle, ad un colorito estremamente omogeneo e il volto risulta perfettamente simmetrico. Da questo si deduce che il volto medio è considerato attraente anche per l’assenza di ogni imperfezione dermatologica.
Ma anche la geometria vuole la sua parte. Due scultori, Policleto e Fidia, definirono un canone di bellezza derivato dalla “sezione aurea”. L’esempio più rappresentativo è il Diadumeno di Policleto, costruito utilizzando una serie di sezioni auree. L’opera più nota in sezione aurea è però indubbiamente il dipinto di Botticelli la Nascita di Venere, divenuta un ideale universale di bellezza femminile.
Attualmente la teoria maggiormente condivisa deriva dal modello parassitario della selezione sessuale (parasite model) proposto da Hamilton e Zuck (1982).
In questa teoria l’evoluzione ha favorito una ricerca del partner guidata dall’attrazione per caratteristiche fenotipiche che indicano l’assenza di patologie parassitarie e, per estensione, la resistenza alle infezioni batteriche e virali. In base alla teoria della selezione sessuale, Grammer e Thornhill (1994) hanno ipotizzato che gli uomini apprezzano maggiormente nei visi delle donne i tratti medi e la simmetria, mentre le donne preferiscono le caratteristiche medie, la simmetria nel viso degli uomini e la generosità (e non le dimensioni medie) dei tratti sessuali secondari dei visi maschili (mento, zigomi, mascella).
Ma se sul volto si esplicano molte ricerche risulta minore il numero di quelle che sono state impostate sul corpo. Cioè la definizione delle caratteristiche di attrazione del corpo “bello e sano”.
Mouches (1994) ha condotto una ricerca sui gusti degli uomini e delle donne in termini di silhouette femminili. Agli esaminati venivano presentati disegni di profili della stessa altezza, ma di peso variabile. L’unità di misura era l’Indice di Massa Corporea (IMC) ottenuto dividendo il peso (Kg) per il quadrato dell’altezza (m). Un IMC compreso tra 18,5 e 24,9 è considerato normale, uno inferiore a 18,5 è indice di sottopeso, uno compreso fra 25 e 29,9 indica un leggero sovrappeso, un IMC superiore a 30 segnala obesità. I risultati hanno evidenziato che gli uomini preferivano donne con IMC di 20,4, mentre le donne gradivano silhouette più minute, con IMC di 19,3 ca.
L’IMC è considerato un criterio di valutazione della bellezza corporea molto importante, ma solo quando si tratta di corpi femminili. Per giudicare un corpo maschile si fa riferimento al rapporto tra la larghezza delle spalle e quella della vita (vita stretta e spalle larghe).
Singh (1993) ricercò le caratteristiche che rendono attraente un corpo femminile agli occhi dell’uomo. Su un campione di uomini tra i 18 e gli 86 anni, emerse che gli uomini preferivano donne con rapporto seno/vita e vita/fianchi attorno a 0,7, valore vicinissimo al rapporto aureo. D’altra parte, donne con rapporti disarmonici venivano considerate non attraenti, anche se dotate di seni prosperosi. Un’indagine successiva di Henss (1995) è giunta alla conclusione che solo donne con un rapporto vita/fianchi compreso fra 0,7 e 0,8 erano giudicate attraenti, sia nel caso di un giudice maschio che di uno femmina.
Per le donne, il benessere del proprio corpo è sostenuto da un rapporto vita/fianchi inferiore a 0.8. Quindi, il rapporto vita/fianchi come segnale di salute fisica. Alcuni studi di Buss e Barnes (1986) hanno messo in luce come le persone attraenti vengano giudicate più in salute di altre dall’aspetto meno gradevole. Tuttavia, questi risultati sono conseguenza dello stereotipo “bello e sano” e dell’effetto “alone” del quale godono le persone attraenti, piuttosto che un reale legame bellezza-salute. Una significativa e reale correlazione tra salute e bellezza si ha nel caso in cui per salute fisica si intendono caratteristiche come forza, resistenza, affaticamento ridotto come dimostrato da Cronin (1999).
Studi effettuati dimostrano che la distribuzione del grasso corporeo, calcolata mediante il rapporto vita/fianchi (WHR), è associata all’aspetto giovanile, allo stato endocrinologico riproduttivo e ai rischi a lungo termine correlati alla salute delle donne. Il WHR viene indicato come un’importante caratteristica fisica associata all’attrazione, alla salute e al potenziale ripro-duttivo.
L’indagine da noi condotta ha preso in esame alcuni siti Internet di nazionalità italiana riguardanti modelle semi-professioniste e alcune agenzie che hanno permesso la misurazione delle loro modelle. In totale sono state esaminate 315 modelle dell’età media di 24 anni e 4 mesi. E’ stato creato un foglio Excel suddiviso in 14 colonne: Numero, Nome, Sito, Nazionalità Sito, Data Ricerca, Età, Altezza, Peso/Taglia, Seno, Vita, Fianchi, Piedi, Occhi, Capelli.
I valori significativi per l’indagine erano quelli relativi all’altezza, alla taglia, e, soprattutto, quelli relativi a seno, vita e fianchi (rapporto WHS). Laddove, uno di questi valori veniva a mancare, la modella veniva esclusa dall’indagine.
Si è proceduto con il calcolo delle medie dei valori delle colonne relative ad età, altezza, taglia, seno, vita, fianchi, numero di piede, occhi e capelli.
RISULTATI
L’altezza media è risultata di 174 cm, la taglia media 42 (dichiarata), mentre la media nel numero di scarpe è risultata 39 (che corrisponde a 25,1 cm). Per quanto riguarda il colore degli occhi il 16,2% sono azzurri, il 2,3% blu, il 29,8% marroni, il 5,7% marrone chiaro, il 6,95% marrone scuro, il 6,3% marrone verde, il 6,1% neri, il 0,7% nocciola, il 18,7% verdi, il 4,8% verde chiaro e il 2,5% verde scuro.
Raggruppando abbiamo il 44,5% verde azzurro e il 55,5% marrone in varie gradazioni. Evidentemente le lenti corneali colorate verde azzurro sono molto usate, risultando tale colore preferito nel concetto di bellezza diffusa.
Relativamente al colore dei capelli sono state ottenute le seguenti percentuali: 31,2% biondi, 1,5% biondo platino, 5,7% biondo scuro, 27,3% castani, 7,3% castano chiaro, 16,2% castano scuro, 10,8% neri.
Anche nel colore dei capelli abbiamo una varianza di colorazione artificiale con il 38,4% di biondi è il 61,6% di castani/neri.
Le medie significative per l’indagine erano quelle relative alla misura di seno, vita e fianchi. I risultati ottenuti dalle medie (seno = 87,9; vita = 61,8; fianchi 90,1) sono stati comparati con la media teorica ottenuta dagli studi di Singh (88-60-90) la quale è stata confermata da questa indagine.
Con questo lavoro si è voluto affermare che l’ideale di bellezza femminile mette in risalto le forme cosiddette a clessidra. Quindi, seno nella media della letteratura, vita stretta e fianchi adeguati alla funzione biologica riproduttiva.
Nel nostro lavoro abbiamo voluto analizzare quelle che sono le definizioni attuali del concetto di bellezza, cioè gli standard nelle sue tipologie maschile e femminile (confermati dai dati degli ultimi 100 anni) e la loro influenza sulla società.
L’analisi compiuta è servita come conferma teorica ai risultati delle ricerche di Devendra Singh (1993, 1994, 1995, 1999, 2001, 2002) uno dei massimi ricercatori del settore. Gli studi di Devendra Singh sono confermati dai dati raccolti e quindi il modello sociale, nonché biologico, di bellezza, relativamente alle misure del fisico nel genere femminile, si mantiene costante nel tempo, mentre si conferma la falsità della teoria del “fisico tubolare”.
Un elemento molto importante è il WHR, ovvero, un indicatore somatico accurato dello stato endocrinologico riproduttivo e dei rischi a lungo termine correlati alla salute. Da sottolineare il fatto che le figure femminili con un WHR basso risultano più attraenti, sane e dal valore riproduttivo maggiore delle figure con un WHR più alto. Gli uomini in età compresa tra i 25 e gli 85 anni preferiscono le figure femminili con un WHR più basso e a queste figure attribuiscono un giudizio migliore sul grado di attrazione e sul potenziale riproduttivo.
La ricerca ha messo dunque in risalto le cosiddette forme a clessidra, ovvero, seno nella media della letteratura, vita stretta e fianchi adeguati alla funzione biologica. Attraverso il calcolo delle media delle misure relative a seno, vita e fianchi si è ottenuto un risultato (seno = 87,9; vita = 61,8; fianchi 90,1) molto vicino alla media teorica riscontrata negli studi di Devendra Singh (seno = 88; vita = 60; fianchi = 90).
di Enzo Kermol
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